martedì 22 maggio 2012

sensi di colpa.....

Avevo promesso di scriverci un post prima o poi...aspettavo solo l'occasione giusta...
Non voglio parlare dei sensi di colpa tipici di una mamma lavoratrice: io quelli non li provo, tranne in rarissime occasioni. Ma poter svolgere un lavoro che è anche una passione, sapere che i bimbi devono poter fare esperienze anche lontano da me e dal loro papà, avere nonni più che disponibili, ammetto che mi ha aiutato parecchio a vivere serenamente il distacco dai bimbi e la mia vita professionale.
I miei sensi di colpa, e ne ho già accennato in qualche post precedente, riguarda me e gli insegnamenti che ho ricevuto e che mi hanno inculcato fin da bambina: questi insegnamenti si possono racchiudere in un solo verbo ACCONTENTARSI..che vuol dire: non volere troppo dalla propria vita, accontentarsi di quello che si è avuto. Su questo insegnamento ha trovato poi terreno fertile, durante gli anni del liceo, il concetto della "ubris" greca: non alzare troppo la testa, non essere tracotante che poi gli dei ti puniscono.
Quando ho iniziato il mio percorso di mental coaching, mi sono scontrata prepotentemente con questi preconcetti in me così ben radicati, con il conseguente scatenarsi di sensi di colpa: mi sono sentita come se rinnegassi quello che i miei genitori mi hanno insegnato, un po' figlia degenere e non riconoscente...
Poi però stasera a cena con i miei, si parla di terremoti, io spiego cosa dice la relazione sul terremoto redatta dall'INGV e mia mamma quasi mi zittisce per leggere ciò "che dice il giornale". Sicuramente il giornale è più autorevole, anche se il giornalista presumibilmente non è un geologo, nè un tecnico. 
E allora ho pensato: io son qui che mi autosaboto, che mi autoflagello di sensi di colpa e voi nemmeno mi state ad ascoltare mentre espongo un parere professionale? E allora forse questi benedetti sensi di colpa possono anche sloggiare dalla mia testa ed andare ad albergare altrove, che qua non c'è più spazio, nè tempo da perdere inutilmente...qua c'è da fare e da lavorare, qua c'è da impegnarsi per migliorare e crescere. I sensi di colpa qua non possono più stare, sono pregati di accomodarsi all'uscita, perchè mi fanno solo perdere tempo e mi distraggono dagli obiettivi che sto focalizzando e che sto cercando di realizzare. 
Se poi ci si rende conto, all'improvviso, che i sensi di colpa sono pure inutili, allora il lavoro viene sicuramente più facile!

8 commenti:

  1. Io voglio sapere cosa sai dei terremoti!!!
    PS: hai davanti la campionessa mondiale dei sensi di colpa, baby...

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    1. ma l'avete sentito anche nella ridente confederazione elvetica?

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    2. E come no! Io tremavo come una foglia...ero l'unica ad averlo sentito! i nani no e il marito manager è vaccinato dopo quelli messicani...

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  2. No, Kike, credo di batterti io. Facciamo una cosa: un bel sacco dove ci mettiamo dentro tanti bigliettini con su scritto per cosa proviamo sensi di colpa che in realtà non abbiamo bisogno di avere.
    Roberta

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  3. Ahh, a proposito di ubris, interessante il tuo riferimento, ma credo che la "tracotanza" dell'uomo greco fosse parecchio più grave del contrario dell'accontentarsi. Era la vera e propria disfida agli dei, che un uomo non può osare porre. Ricordo un bellissimo libro che trattava in qualche sua parte il concetto di ubris, L'uomo greco, di Max Pohlenz, se non ricordo male (sono passati parecchi lustri....)

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    1. mi hai fatto venir voglia di leggerlo..lo cercherò..

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